Fornasetti, il ritratto di una Milano che cambia

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Avete presente quando al liceo durante quelle interminabili ore di letteratura greca cominciavate a scarabocchiare l’angolo del banco di ghirigori, faccine e quant’altro e solo il suono della campanella vi faceva smettere? Piero Fornasetti era probabilmente uno studente della stessa specie, di quelli che disegnava, scarabocchiava, tagliava, incollava e chissà quando smetteva.

Era quello studentello un po’ sfigato con la testa tra le nuvole che col tempo tutti avrebbero invidiato. È questa la sensazione che ti pervade passeggiando tra le sale della Triennale di Milano, che ha ospitato la mostra “Piero Fornasetti, 100 anni di follia pratica”. La mostra ha chiuso i battenti questo 9 febbraio ma sarebbe un peccato non far conoscere a chi non è riuscito a visitarla un pezzo di storia milanese. Fornasetti nel 2013 avrebbe infatti compiuto cent’anni e per festeggiarlo il figlio Barnaba, che si occupa dell’immenso archivio che porta il nome del padre, assieme a Triennale Design Museum hanno deciso di raggruppare oltre 1.000 pezzi, dei 13.000 che conta la sua produzione, del pittore, stampatore, progettista, collezionista, stilista, artigiano, decoratore, gallerista milanese. Una produzione infinita, un rigore progettuale e artistico, un’immaginazione illimitata: sono questi i caratteri che fanno di Fornasetti uno dei più grandi interpreti del passaggio italiano fra artigianalità e design. Il suo ingrediente segreto era l’ironia con cui riusciva a condire ogni piatto, paravento, tavolino che decorava. “Sarebbe stato solo un buon pittore novecentista – ha detto qualcuno – se la sua fantasia non lo avesse fatto straripare in ogni possibile esercizio decorativo”. Fornasetti è versatilità, surrealismo e progetto e lo è tutte e tre le cose assieme, è il ritratto di una Milano che ha cambiato l’immagine del prodotto italiano.

You know when in high school during those endless Greek literature lessons you began to scribble the bench’s angle with doodles, smilies and whatnot and just the bell’ sound made you stop? Piero Fornasetti was probably a same student, those who drew, scribbled, cut, pasted, and who knows when stopped. He was a schoolboy loser absent-minded who everyone would have envied. This is the feeling that pervades you walking the Triennale halls, which hosted the exhibition “Piero Fornasetti, 100 years of madness practice”. The exhibition closed this February 9 but it would be a shame not to make known a Milan’s history piece. Fornasetti in 2013 would have made a hundred years and to celebrate, his daughter Barbara, who takes care of the immense archive with his father’s name, along with Triennale Design Museum have decided to regroup over 1,000 pieces, in the 13,000 of its production, of the painter, the printer, the designer, the collector, the craftsman in Milan. An endless production, a rigorous design and artistic, an unlimited imagination: these’re the characters that are Fornasetti’s one of the greatest interpreters of the passage between italian craftsmanship and design. His secret ingredient was the irony with which he could dress every dish, screen, table. “He would have been just a good twentieth-century painter – someone said – if his imagination he hadn’t overflow into every possible exercise decorative”. Fornasetti is versatility, surrealism and project, and he’s all three things together, he’s a portrait of a Milan that has changed the image of italian products.

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