Ma voi lo conoscete Philippe Parreno? L’artista francese, tra i più apprezzati della nostra contemporaneità, è arrivato a Milano negli infiniti spazi dell’Hangar Bicocca, fresco del successo newyorkese del precedente lavoro “Hypnosis”. Seconda tappa, secondo titolo: a Milano va in scena “Hypothesis”. Nessuna successione, nessun ordine, ma un’unica istallazione in cui il curatore Andrea Lissoni ha riunito i lavori chiave dell’artista che si incontrano e si scontrano. Nessuno schema, nessuno spazio, nessun tempo, ma ombre e suoni in perenne movimento, e i confini con il pubblico che si sbriciolano.
Ho cercato – ha affermato l’artista in un’intervista – di prendere questi oggetti, 16 o 18 Marquees, che sono pezzi che appartengono a collezioni diverse, ma quando li metto insieme formano un ensemble, che per me è come uno strumento musicale che può produrre suono, grazie alle variazioni di elettricità, ci sono delle tastiere… e l’ho chiamata Danny the Street perché è il nome di un personaggio della DC Comics, ma oltre che un personaggio è anche il luogo dove si svolge l’azione”.
Capire che c’è un significato dietro ogni singolo lavoro, scoprire la sua storia, scoprire gli intrecci narrativi dei vari filmati, non sono gli scopi a cui vuole portarci l’artista, non sono nemmeno gli scopi dell’arte oggi, penso io. Essere parte del tutto, perdere la cognizione spazio-temporale e lasciarsi avvolgere e turbare, o emozionare, in un vortice di stimoli sensoriali, ecco cosa Parreno ci insegna, in uno spazio che, pur privo di opere d’arte in senso tradizionale, è in realtà talmente pieno della sensazione profonda dell’arte. È lo spazio della possibilità di Parreno, dove ognuno è libero di stare, dove ciascuno è libero di provare.
Fino al 14 febbraio 2016
Fondazione Hangar Bicocca, via Chiese 2, Milano
www.hangarbicocca.org