Se ti chiami Olafur Eliasson probabilmente la tua reputazione viene prima di te. Sei un’artista contemporaneo rinomato, internazionale, a tratti geniale, come quando hai creato nel 2016 “Waterfall”, la cascata artificiale installata a Versailles lo scorso giugno. L’opera sul tema dell’acqua nei suoi tre stadi d’essere – liquido, solido e gassoso – allestita nel viale centrale dei giardini della Reggia francese.
La cascata è solo una delle tante opere che parlano al posto dell’artista, ce ne sono molte molte altre, e allora dove le trovo?
Forse gli artisti, quelli già belli famosi, non avrebbero bisogno di un sito personale, stanno bene nei musei, nelle Gallerie, all’interno di celebri Fondazioni, o forse no. L’ultimo progetto dell’artista danese-islandese è proprio un indirizzo web, chiamarlo sito sarebbe riduttivo, ma possiamo chiamarlo archivio, come lo chiama lui.
Una vera opera d’arte contemporanea, di quei ‘siti’ che se ne vedono gran pochi in giro.
Avanti: digitate www.olafureliasson.net, vi si aprirà una successione ordinata di immagini delle opere dell’artista ma scorrendo le immagini, talvolta comparirà una presenza discreta sotto forma di un magnetico poliedro che segue la posizione del vostro mouse e compare e scompare improvvisamente.
Un clic ed ecco che si apre il secondo universo artistico di Olafur, un archivio pensato come una costellazione dove opere e parole chiave fluttuano davanti agli occhi del visitatore del web mentre, in alto, la parola Drit segnala e ricorda che si è nella zona della navigazione del multiple reflection in “Your Uncertain Archive”. Eccolo qui l’incerto archivio – completissimo e fluttuante – dell’artista, realizzato in quattro anni con tecnologie avanzate (WebGL e il three.js, 3D) da alcuni collaboratori del suo studio con a capo Daniele Massey. Un vero e proprio esempio di energia creativa, che ci circonda e ci appartiene. Ora cliccate e guardate, seguendo le istruzioni, e perdetevi, sarà quasi come essere in un videogioco.
C’era bisogno di un’artista che venisse ad insegnarci l’arte del web? Grazie Mr. Eliasson