Ci sono gli angioletti e i nani, le figurine edizioni Panini e un caleidoscopio di colori fluo, a cui fanno da contraltare le immagini di repertorio di Andy Warhol e Truman Capote impegnati a firmare autografi nel negozio Fiorucci sulla 59ª Strada a New York.
Tra le mura dell’ex Chiesa di San Carpoforo a Milano si respira un’atmosfera da rimpatriata tra vecchi amici. Solo che gli invitati sono i simboli dell’immaginario di Elio Fiorucci, reinterpretati dall’estro di giovani studenti che si stanno affacciando al mondo del design.
È un pezzo di cultura pop internazionale quella raccontata da Love Therapy. Alfabeto Elio Fiorucci, la mostra curata da Floria Fiorucci, Creative Director Archivio “Love Therapy”, e Paola Maddaluno, docente di Design del tessuto, con la partecipazione di Nuova Libra Editrice (che ne edita anche l’agile catalogo). Ed è anche un esempio di quelle connessioni virtuose tra il mondo della formazione, gli archivi della moda e le imprese del settore tessile-manifatturiero che vorremmo vedere sempre più spesso.
Uno degli obiettivi più proficui che creativi di fama internazionale, educatori, imprenditori e giovani promesse del design si possono porre è infatti quello di sedersi attorno ad un tavolo ideale e progettare ponti tra passato, presente e futuro. Unire, insomma, il sapere e il “saper fare”, come era già stato fatto con il precedente progetto “diffuso” UNAVITADALEM, in collaborazione con Stefano Chiassai e lo studio SCS.
Tra moda e pittura, video e decorazione, stavolta le reinterpretazioni linguistiche degli studenti dell’Insegnamento di Design del tessuto del Corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Brera dialogano con materiali provenienti dall’archivio “Love Therapy”, brand che ha visto i natali nel 2003 sotto l’egida di Elio Fiorucci e che oggi è diretto dalla sorella Floria.
Le icone e le Fiorucci Stickers ultrapop targate anni ’80 diventano fonte di ispirazione per gli studenti, che prendono i “lemmi” dell’alfabeto Fiorucci e li reinterpretano creativamente: ore di lavoro dalla precisione quasi amanuense che danno vita a zip che sembrano non finire mai, ad acrobatici ricami mano-macchina su pvc, a metri e metri di forme esaltate da acrilici fluorescenti.
Ma c’è anche un contributo, meno visibile ma sostanziale, da parte di aziende leader nel settore tessile manifatturiero italiano (da Bernasconi Tessuti a LAMPO by Lanfranchi), le cui storie di creatività apprezzata in tutto il mondo meritano di certo un capitolo a parte.
Chi non potesse recarsi di persona in via Formentini 12 entro il 21 febbraio, può seguire la storia dei progetti degli studenti e dell’esposizione sull’account Instagram dedicato.